Cuba, un angolo di paradiso ancora accessibile sulla terra, un misto di musica, colori, sole e persone eccezionali. Raccontare di Cuba è difficile perché è un paese così carico di emozioni e sensazioni che non sempre si riescono a raccontare e a rendere a chi non lo ha vissuto in prima persona.
Scoprire Cuba vuol dire incontrare la gente, ballare, cantare e suonare la loro musica, vedere i mille paesaggi e meraviglie naturali ed incontrare la sua breve ma intensa storia e, per viverla veramente a fondo, rallentare i propri ritmi per adeguarsi a quelli cubani, sempre rilassati.
Questa estate ho fatto finalmente un viaggio che progettavo da molti anni, Cuba, che al momento sta subendo notevoli cambiamenti dopo anni di isolamento dovuti al bloqueo che finalmente sta per finire. Purtroppo nota ai più solo per le spiagge di Varadero e per la facilità di scappatelle amorose (per usare un eufemismo) è invece una realtà davvero eccezionale e variegata in cui c’è anche quanto appena detto, ma anche molto di più, basta avere la voglia e la pazienza di scoprirlo.
Cuba è un mix di infinite sfumature e diversità che compongono un popolo unico ma variegato, come variegati sono i colori,molteplici ma sempre accesi ed allegri, delle loro case, le persone, quasi sempre sorridenti e molto accoglienti che si incontrano ed i paesaggi che si possono vedere, dalla vegetazione esplosiva di Piñar del Rio, Viñales o della Sierra Maestra, alle brulle e bruciate terre della provincia di Guantanamo e Santiago de Cuba, alle splendide spiagge dalle mille sfumature di blu e dalla sabbia bianchissima, tanti sono anche gli animali che si possono incontrare, uccelli come il Tocororo uccello nazionale con i colori della bandiera cubana ed il colibrì, lucertole e gechi dai mille colori, granchi, stelle marine e pesci dai colori accesi, e molto altro ancora.
Cogliere queste sfumature è allo stesso tempo molto facile e molto difficile, dobbiamo uscire dai nostri schemi e rallentare, parlare con la gente, perché i cubani sono persone estremamente socievoli e letteralmente ti aprono le porte delle proprie case e hanno voglia di parlare, di raccontarsi e di ascoltarti. Bisogna anche adattarsi alle loro abitudini, evitando di giudicare, capire, ad esempio, che si può vivere meglio la notte che il giorno perché il sole picchia ed il caldo è tanto, e quindi muoversi “lentamente” durante il giorno non è questione di svogliatezza ma di sopravvivenza.
Il mio viaggio parte da l’Havana, capitale e principale città dell’isola. Qui come per le altre città visitate, lascio alle guide il descrivere i monumenti e le piazze, concentrandomi di più sulle impressioni che ha suscitato in me. La prima impressione, appena sceso dall’aereo, e subito dopo l’impatto con il caldo tropicale, è di luce, qui il sole c’è sempre e i colori accesi e sgargianti delle abitazioni e delle tradizionali auto americane degli anni ’60 e ’70 che circolano per le strade non fanno che amplificare questa sensazione di solarità e luminosità che si può respirare ovunque. La città, ma questo vale anche per le altre città che abbiamo visitato trasmette vita, trasmette il senso di trovarsi tra persone che hanno voglia di conoscere, crescere, costruire, insomma cambiare. La sera c’è festa nelle strade, e nei locali dove è possibile andare ad ascoltare e vedere le esibizioni di gruppi musicali anche famosi come i Buena Vista Social Club che sanno essere estremamente coinvolgenti anche con il pubblico in sala, oppure recarsi all’Hotel Nacional a guardare il Malecon dalla sua terrazza con un mojito in mano.
Per il mojito va spesa qualche parola in più, è il cocktail più famoso, diffuso e (mia personale idea) più buono di Cuba. Dimenticate quei mojito che avete bevuto nei locali italiano, sono decisamente insapore se confrontati con il Mojito (e uso la maiuscola perchè è un signor Mojito) della Boteguita del Medio dove lo beveva anche lo scrittore premio Nobel Ernest Hemingway che soleva dire “My mojito in La Boteguita My daiquiri in El Floridita” Personalmente non ho amato molto il daiquiri, quindi non esprimo un giudizio sulla seconda parte della frase, ma di sicuro concordo con la prima, ecco a voi la mia classifica dei migliori mojito di Cuba:
- La Boteguita del Medio, Havana
- Hotel Nacional, Havana
- La Marquesima, Santa Clara
- Trinidad (non ricordo il nome, ma è un localino che si affaccia sulla strada, nella piazza di fronte la Casa della Trova, sulla destra uscendo da quest’ultima)
Altri ottimi cocktail sono la Piña Colada, rigorosamente con l’aggiunta di vitamina R (R come Rum) e la Canchanchara, che però si trova solo a Trinidad.
Altra città che ho davvero adorato e della quale mi sono innamorato è Trinidad, cittadina rimasta intatta all’epoca coloniale, girare per le sue stradine è come un viaggio nel tempo, soprattutto quando vedi arrivare da una stradina quasi deserta un abitante a cavallo con un cappello di paglia tipo sombrero messicano, sotto il sole cocente del mezzogiorno. Le persone sono tra le migliori di Cuba che ho incontrato, sono disponibili, allegre, se passeggi di giorno ti chiedono come stai e come va la vita, sempre con un sorriso faccia e quando mi è capitato di tornare di corsa alla casa particulares dove alloggiavo sotto un, perfortuna breve, acquazzone tropicale mi invitavano ad entrare nelle loro case per ripararmi. (Scusate la digressione, ma se andate a cuba dimenticate gli alberghi e andate nelle case particulares, innanzitutto sono generalmente migliori degli alberghi e poi sono il modo migliore di vivere Cuba e la popolazione locale). Anche qui è difficile raccontare la sensazione di sentirsi allo stesso a casa e fuori dal mondo, accettati ed accolti, ma in un mondo completamente diverso da quello a cui siamo abituato con ritmi completamente differenti e con un rilassatezza che noi decisamente non abbiamo e fa riflettere come qui, in tutta l’isola, non solo a Trinidad, siano tutti tranquilli e rilassati e come affrontino la vita con allegria nonostante tutti i problemi e le limitazioni che hanno, mentre noi, che di problemi ne abbiamo molto meno siamo sempre di corsa, e le poche difficoltà che incontriamo ci abbattono e stressano molto più di quanto colpiscano loro. Se passate per Trinidad andate in un tempio della Santeria ad assistere ad un rito (se vi riesce), ma soprattutto a ballare con le persone al ritmo delle loro musiche, sarà una esperienza che ricorderete a lungo.
Per il resto le città si somigliano tutte, anche se ognuna ha la propria particolarità e vale la pena di spendere un po’ di tempo a visitarle, Cienfuegos, la città coloniale francese, Sancti Spiritu città della Guayabera, camicia tradizionale cubana, con una bellissima chiesa interamente azzurra, Bayamo, culla della indipendenza cubana oggi un po’ dimenticata (“Como España quemó a Sagunto, así Cuba quemó a Bayamo”), Camaguey, la città labirinto dove andare a sussurrare alle comari un tuo desiderio affinchè esse lo facciano realizzare e Santiago, seconda città cubana per dimensioni e calda all’inverosimile.
Qualche parola in più va spesa per due città. La prima è Baracoa, l’unica città un po’ differente dalle altre più per le tradizioni che per la struttura della città in quanto, pur essendo stata la prima città fondata a Cuba nel 1511 da Diego Velasquez è rimasta isolata dal testo dell’isola fino agli anni ’60 del ‘900 quando è stata costruita la prima (e tuttora unica) strada asfaltata che la collega al resto dell’isola. Qui si possono trovare nella cucina e nei tratti fisici delle persone ancora i resti della cultura degli indiani Tajinos che si trovavano sull’isola prima dell’arrivo di Cristoforo Colombo. L’altra città in questione è Santa Clara, sede della terza università dell’isola, ma soprattutto luogo simbolo della rivoluzione cubana, dove, grazie ad una audace azione del Comandante Che Guevara si cambiarono le sorti della guerra rivoluzionaria. Qui si trova anche il mausoleo del Che, luogo con una forte componente emotiva, nei confronti di un personaggio che è sempre stato molto forte nel mio immaginario, anche per questo, trovarmi qui, proprio il giorno del mio compleanno a festeggiare con una visita al Mausoleo e poi la sera in un bar con un gruppo che ci suonava e cantava la canzone del comandante è stato davvero molto significativo.
Cliccate qui per vedere il video della canzone del comandante alla Marquesima
Nel corso del viaggio ho visto molti paesaggi dal verde rigoglioso delle valli di Viñales e della provincia di Piñar del Rio, alle miniere di cobre (n.d.t. rame) vicino Santiago, dalle esplosioni di vegetazione della Sierra Maestra ai paesaggi brulli e bruciati dal sole della provincia di Guantanamo, per finire con le splendide spiagge che si affacciano sul Mar dei Caraibi e sull’Oceano Pacifico e dovunque quello che colpisce di più sono i colori, vivi ed intensi, al punto che una volta tornato a casa, all’inizio tutto mi sembrava grigio e spento. Bellissimo, anche se molto faticoso, è stato camminare sulle tracce di Fidel, fino al suo rifugio, La Comandacia de la Plata, nella Sierra Maestra, vedendo i luoghi da cui dirigeva la rivoluzione cubana, dove Che Guevara trasmetteva con Radio Rebelde, ed incontrare i campesiños che tuttora vivono isolati tra quelle montagne.
Tutti questi posti sono stati collegati grazie alla niña, il nostro autobus, guidato dal mitico Juan, autista e barman, e sotto la direzione della fantastica Margherita, la nostra guida, lungo le strade accidentate (e anche qui sto usando un eufemismo) di Cuba, dove più spesso delle macchine si incontravano cavalli, ciclisti e persone appiedate, e dove invece dei cartelli pubblicitarie dei prodotti più svariati come siamo usi trovare sulle nostre strade era facile incontrare cartelli inneggianti alla rivoluzione ed al socialismo.
E poi ovviamente ci sono le spiagge, già prima menzionate, dove abbiamo trascorso forse pochi giorni, che però mi hanno dato delle sensazioni molto contrastanti, da una parte, la pace e la bellezza pura di queste spiagge che in passato hanno ispirato un grande scrittore come Hemingway (Playa Pilar), dall’altra la stranezza di trovarsi, dopo essere stati tutto il tempo tra la gente di Cuba, in questi resort, in cui probabilmente erano quelli che ci lavoravano, cosa che mi dava quasi una sensazione di fastidio, di essere troppo un privilegiato, cosa vera anche quando non ero a Cayo Coco, ma che li si avvertiva molto di più. In compenso il mare era paradisiaco, cristallino e con delle sfumature di blu ed azzurro che erano eccezionali, con i pesci multicolore che ti nuotavano tra le gambe e lo sfondo delle palme sulla costa, luogo in cui potersi ristorare e fermarsi a riflettere su tutto.
E po la frutta, che cosa straordinaria è la frutta tropicale, si può arrivare a sviluppare una vera e propria dipendenza da mango e relativo succo, servito ad ogni ora del giorno, ma in particolare a colazione. Per il resto la cucina, niente di eccezionale, ma per un po’ non voglio più sentir parlare di aragoste 😀
Come forse si sarà intuito da questo lungo articolo sono rimasto decisamente colpito nel profondo da Cuba, dai suoi sigari e dal suo Rum e da tutto ciò di cui ho scritto prima. Correi parlare di molto altro, ma poi questo articolo sarebbe davvero infinito e rischierebbe di diventare un libro, voglio solo aggiungere che la cosa più bella che mi ha lasciato questo viaggio è un senso di pace profonda e di rilassatezza nell’affrontare quello che ho di fronte, che non so quanto ancora durerà, ma spero che duri il più possibile perché davvero è di aiuto nell’affrontare il quotidiano. Ed ora vi lascio alle foto che essere il vero motivo per cui venite su queste pagine!